Nel mio lungo percorso di apicoltore, oltre 40 anni che mi occupo di api a vari livelli, non avrei mai immaginato di vivere una esperienza di salute così improvvisa e complicata con lunghi ricoveri ospedalieri, e che dovrà concludersi con il trapianto di midollo da donatore. Ho cercato di reagire con tutte le mie forze pensando alle amiche api e riflettendo sui valori più alti e assoluti che sin dall’antichità si conoscono e che continuiamo a dibattere costantemente in convegni e aggiornamenti di cui 3 fondamentali: 1) La straordinaria capacità dell’ape di fare costante monitoraggio degli elementi inquinanti dell’ambiente di vita; 2) I diversi prodotti alimentari che sono di grande aiuto per la nostra salute, compreso il rilancio dell’ apiterapia, fondamentali ad aiutare il nostro benessere di vita; 3) La compagnia delle api, il loro fascino attrattivo, i comportamenti super evoluti che ci possono far riflettere sui grandi valori della vita. Oltre a vivere in prima persona le sofferenze di questa lunga malattia, mi ha impressionato il numero di bambini, giovani, anziani, che ho incontrato e che sempre più vengono colpiti da queste forme di leucemia e tutti si chiedono da cosa è dovuto? Come può succedere che improvvisamente alcune cellule del sangue si modificano geneticamente? I medici non sanno dare nessuna risposta certa. Mi sono chiesto: le api ci possono aiutare con il loro monitoraggio specializzato che esplora e preleva campioni dai beni comuni aria, acqua, suolo, cibo ed ecosistemi? Si possono fare degli studi, sperimentazioni, ricerche su basi scientifiche certificate? Non solo gli apicoltori ma l’intera società ne hanno urgente bisogno, specie se consideriamo il continuo aumento di tumori che inevitabilmente si registrano da parte delle Istituzioni sanitarie a pari passo con l’aumento e i rischi della monocoltura “convenzionale” (vigneti, frutteti, coltivazioni estensive ecc.) agricola a ridosso delle aree urbane e non, per non parlare di piccoli orti, giardini, luoghi pubblici spesso trattati con pesticidi e diserbanti. Criticità nuove, perchè nuova e massiccia è l’utilizzazione dei pesticidi di sintesi, una tecnologia sconosciuta all’evoluzione, e completamente spesso in deroga o fuori controllo. Agricoltura, e non solo, che sta creando conflitti sociali, sanitari e forti rischi ambientali, con un enorme aumento della spesa sanitaria pubblica. Solo un nuovo patto tra pubblici amministratori, agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni permette di affrontare tutte queste problematiche per una gestione sostenibile delle risorse e dei territori. Queste criticità devono essere affrontate attraverso il miglioramento dei processi produttivi agricoli e una nuova coscienza sociale della salute a protezione dei singoli territori, delle produzioni e della comunità sociale. Sicuramente ci si deve orientare verso forme di multifunzionalità agricola, caratteristica e coerente con la biodiversità dei territori, ecco dove devono essere dati gli incentivi dei piani di sviluppo rurali delle diverse regioni. Gli apicoltori e le api potrebbero costituire un grande elemento di certificazione dello stato di salute ambientale.
Noi apicoltori stiamo facendo la nostra parte? O ci accontentiamo in qualche modo di fare produzione a tutti i costi, inventando le forzature artificiali più efficaci pur di ottenere produzione di miele? Conoscendo il mondo degli apicoltori, ho sentito continuamente parlare di come intensificare e specializzare la produzione, combattere le malattie, usare prodotti rinforzanti, fare nomadismi specializzati, selezionare per produrre bene e tanto, fare reddito dalle produzioni intensive ecc. Un mondo apistico molto importante gestito da pochi professionisti che con tanto impegno e sacrificio sono riusciti a raggiungere elevati livelli produttivi. Noi siamo piccoli-medi apicoltori, la stragrande maggioranza, che attuano una apicoltura di territorio e che cercano di diversificare le produzioni apistiche valorizzando il più possibile tutto quello che l’alveare può produrre nel rispetto del benessere delle api, esaltando qualità e tipicità di produzioni limitate messe direttamente nelle mani del consumatore. Solo in pochi casi ho incontrato apicoltori che si pongono un certo equilibrio di vita tra api e ambiente, magari facendo un passo indietro, e mettendo al primo posto dell’allevamento lo sviluppo delle difese naturali, la capacità immunitaria e di disinfezione a livello di alveare, la valorizzazione degli ecotipi locali, l’accompagnamento tecnico nell’allevamento cercando di rinforzare, ripopolare, fortificare, controllare la sciamatura, difendere i propri alveari forse sacrificando un po’ di miele e polline ma sicuramente creando basi solide per lo sviluppo e mantenimento di famiglie sane e forti. L’esempio sperimentale dell’arnia Top-Grap, dimostra come in una stagione difficile come questa sia stato possibile produrre 2 melari di tarassaco-ciliegio, grazie alla costruzione naturale e anticipata dei favi da nido con conseguente sviluppo anticipato della famiglia. Le api sono con noi da sempre, ma dobbiamo ancora studiarle a fondo, saperle osservare e soprattutto interpretare la loro complessa e delicata comunicazione sensitiva. La natura richiede tempi lunghi, pazienza e rispetto, noi abbiamo fretta di produrre per far reddito, sono due fattori che difficilmente si possono conciliare.
Ci troviamo in guerra di sopravvivenza senza sapere e capire cosa sta succedendo. Fino che non colpisce personalmente sembra un fatto sporadico ed isolato, ma se disgraziatamente ti tocca allora ti cambia automaticamente la vita e vedi tutto quello che ti circonda con un’ottica diversa. Ecco perché ho pensato di portare le api fuori dalla finestra della mia camera dell’ospedale per farmi compagnia e coinvolgere pazienti, medici, infermieri, visitatori a comprendere una visione domestica dell’ape e della sua grande utilità, superando paure assurde anche se resta fondamentale la conoscenza e sicurezza di come avvicinarle. Anche le nostre Associazioni di apicoltori si devono aggiornare su come possiamo far crescere e coinvolgere tutto il tessuto sociale, attivare corsi di apicoltura, divulgare i valori dell’ape, dobbiamo sviluppare una azione culturale e di sensibilizzazione ampia e collaborativa, anche dove il fine non è produrre del miele, ma stare insieme alle api, sperimentare la loro sensibilità, superare la paura del diverso, comprendere le enormi potenzialità attivate a difesa dell’ambiente e della nostra salute. Ben vengano i convegni di apiterapia, le esperienze di come fare apicoltura urbana, apicoltura sociale a stretto contatto con gli alveari, osservando e studiando i comportamenti delle api. Forse l’Ape, l’Apiterapia, l’Api-Pet-Therapy possono costituire il nostro salvagente, in grado di farci capire qualcosa in questo mondo sempre più chimico che spesso non sappiamo o vogliamo salvaguardare al meglio per un nostro vivere sano.
Progetto Api-Pet-Therapy: osservazione dalla finestra della camera di ospedale di alcune arniette esterne. Anche essendo in isolamento, sembra di volare con loro a cercare, raccogliere e portare a casa nettare, polline, acqua e propoli.
a cura di Giuseppe Morosin, esperto apistico - apicoltori.morosin@libero.it www.alvearedelgrappa.it
Sono Fabio un agronomo di Viterbo.
È veramente straordinaria la realtà delle api, la loro comunità che si comporta come un unici organismo, la complessità del linguaggio comunicativo. Vorrei conoscere meglio le api e il loro mondo. Cosa mi consigliate di fare? Grazie
Ciao Fabio, potresti iniziare con un corso di apicoltura. per questo puoi rivolgerti a questa organizzazione che è nel tuo territorio http://www.museolubriano.com/interna.asp?idPag=59 con queste basi entrerai nel mondo delle api e seguirai la specializzazione che più si avvicinerà ai tuoi interessi.
[…] PET THERAPY – Il progetto nasce dall’emozione che l’entità sciame può portare. Attraverso l’osservazione delle api al […]