L’Associazione Italiana Apiterapia pubblica il seguente testo sul proprio blog per dare informazioni corrette ai soci ed alle persone che seguono questo argomento, ha numerosa letteratura clinica a disposizione di chi la voglia richiedere inviando una mail a info@apiterapiaitalia.com, bibliografia peraltro facilmente reperibile online (1-2-3).
Non ha ritenuto opportuno intraprendere la strada del confronto diretto con i giornalisti, autori dei due articoli, per non ampliare l’eco della vicenda che rimane un episodio isolato e mal gestito avvenuto in una nazione come la Spagna dove l’apitoxiterapia (o apipuntura) può essere eseguita anche da personale non medico. In Italia l’Associazione, fin dalla sua nascita, ha sempre raccomandato e imposto ai propri soci di eseguire l’apipuntura esclusivamente in presenza di un medico adeguatamente preparato, dopo un’attenta anamnesi del paziente, con le dovute precauzioni, tempistiche e con i farmaci di primo soccorso a disposizione. Anche l’American Apitherapy Society, commenta questo fatto riportato dai giornali, avverte dell’importanza che l’apipuntura sia fatta in presenza di personale medico addestrato e con attrezzature di primo soccorso a disposizione, fa inoltre notare come questo episodio sia uno dei 3 segnalati nell’ultimo decennio e che quindi rappresenta un rischio molto basso e statisticamente più sicuro rispetto alle reazioni di molti farmaci (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1326993314069391&id=685918731510189 )
Nell’articolo scritto da Giuseppe Gaetano su Corriere.it (4) intitolato “Spagna, usa le api per agopuntura, donna muore per shock anafilattico”, il giornalista descrive, con rara virtù, un insieme d’idee confuse e imprecise, mettendo in cattiva luce l’apiterapia.
Dall’articolo, si apprende che una donna spagnola di 55 anni, in terapia da due anni con punture d’ape (apitoxiterapia), è morta in ospedale dopo settimane dall’episodio iniziale di shock anafilattico. Questa è la prima imprecisione…sapete tutti come lo shock anafilattico sia un episodio repentino e che se non trattato porta alla morte in pochi minuti. Si apprende invece, leggendo l’articolo originale in spagnolo (5) che la povera donna, dopo aver atteso mezz’ora l’ambulanza senza neanche essere stata soccorsa subito con adrenalina e nonostante tutte le cure del caso in ospedale, sia entrata in coma e morta dopo alcune settimane. E’ il “primo caso di decesso a seguito dell’apiterapia descritto nella letteratura medica” , scrive il Gaetano. Un’osservazione che è buttata lì, senza pensarci due volte.
Poi da questo caso unico nella storia dell’Apiterapia, secondo l’Autore, si passa al grido di allarme, dove si legge di PSEUDO-TERAPIA, follia pura, adepti, terapia tra virgolette e stravaganti sintesi di articoli scientifici; il tutto si conclude con un paterno “insomma, non provateci”. L’articolo punta a rendere l’apiterapia una pratica di una setta di masochisti che godono nel pungersi: una folle terapia, una via di mezzo tra riti manga orientali (“molto in voga in Cina e Corea” – indica l’attento giornalista) e stupidotti che si bucano allegramente; un’immagine questa che fa sicuramente presa sul pubblico, e sappiamo come i giornalisti spesso usino la tecnica dello “scoop” per far presa sui lettori.
Quasi contemporaneamente alla pubblicazione di questo sapido articolo, un caso simile provocava la morte di un uomo di 46 anni, padre di due figli. Ciò avviene in Italia, a Lanciano (CH), e la causa dello shock anafilattico è un’iniezione intramuscolare di antibiotico, per una sospetta influenza (Il Fatto.it). Ovviamente il giornalista, in questo articolo, saggiamente non lancia strali contro il vizio di prescrivere antibiotici, e per di più per via intramuscolare, come avrebbe fatto un qualsiasi Gaetano.
Ma è quasi contemporaneo questo caso italiano e quello spagnolo? NO.
Come si capisce leggendo la notizia originale in spagnolo, l’evento risale al 2015, una data non rilevabile nell’articolo del Corriere.it e che fa pensare a quali meccanismi siano scattati per dare notizia del tragico evento, dopo ben tre anni… Va beh, direte, resta lo shock anafilattico? NO.
Il caso della signora spagnola è riportato dall’equipe medica che ha trattato il caso, prima in un poster presentato al Simposio di Siviglia nel 2015 (6) e poi in un articolo, recensito nel Practioner’S Corner, di una rivista medica (J. Investig. Allergol Clin Immunol) pubblicata quest’anno (7). La paziente, riporta lo studio, ha atteso 30 minuti prima di ricevere l’adrenalina per intramuscolo. Le cause della morte, ricordiamo dopo settimane (quante?), sono sopravvenute per insufficienza multiorgano (“multiorgan failure”), ischemia massiva in coma permanente (vigile nel poster, indefinito nel lavoro scientifico). I clinici definiscono l’accaduto come il primo caso studiato di così tragico esito. Considerata la legislazione spagnola, che permette a non medici di praticarla liberamente, chiedono che il paziente sia informato dei rischi di quella terapia, così come siano istruiti gli operatori delle precauzioni per evitare simili casi, e l’attivazione di una piccola struttura di terapia intensiva (ma tanto, “queste misure potrebbero essere impossibili” scrivono i clinici). Purtroppo anche la capacità dei pronto soccorsi spagnoli nel risolvere casi di shock anafilattico sembra non sia proprio eccellente; lo dichiara un articolo di quest’anno pubblicato, neanche a farlo apposta, sulla stessa rivista scientifica sopra menzionata (8). Fare l’apicoltore in Spagna è un po’ rischioso.
Torniamo all’articolo scientifico spagnolo precedente. Si legge che “La reiterata esposizione ad allergeni è comprovato che provochi un rischio maggiore di reazione allergica severa rispetto alla popolazione in genere”. Giusta osservazione. Infatti, quelle fatali indotte da punture d’insetti (in senso lato, ben inteso) costituiscono il 20% dei casi e il resto? Farmaci (antibiotici, anestetici, mezzi di contrasto, FANS, chemioterapici e vitamina B12) e alimenti (latte vaccino, uova, grano, soia, pesce, arachidi) sono nella lista dei possibili fattori scatenanti uno shock anafilattico. E il lattice con cui si confezionano i guanti e profilattici? E la clorexidina (9) dei colluttori? Ma di questo il buon giornalista italiano ignora il rischio, o forse non è utile, secondo lui, nominarli nell’articolo…questo perderebbe di “mordente”.
Terminiamo con il tema trattato però nel suo articolo: l’efficacia scientifica della “terapia” e lo studio di Plos One del 2015 (10):
“L’utilità delle terapie con il veleno d’ape è stata dimostrata” descrive la ricerca scientifica PLOS ONE, e già nell’introduzione ne chiarisce i campi: “artriti e reumatismi, nevralgie croniche recalcitranti, artralgia, malattie immuno-correlate”. Di questo però il giornalista non scrive nulla ma riporta: “in questo genere di trattamenti, il rischio di effetti avversi è 261 volte maggiore rispetto a una normale puntura dell’insetto”. Il giornalista però cita questo articolo in maniera errata riportando centuplicato il fattore di rischio, articolo scientifico nel quale, fra l’altro, si confronta la normale puntura con veleno d’ape rispetto ad un’iniezione di soluzione fisiologica”. Di cosa stiamo parlando? Puntura d’insetto contro soluzione fisiologica? Bella fantasia!
In un altro articolo pubblicato su Wired.it (11) viene ripresa la stessa notizia, il giornalista cita anche alcuni siti “poco attendibili” (12-13) a sostegno delle sue argomentazioni senza fare cenno però al sito e al blog dell’Associazione Italiana Apiterapia … e qui il dubbio che la notizia sia stata usata per fare “audience” trova fondamento …. è impossibile che non abbia trovato le nostre pagine, volutamente non siamo stati citati!
Un’altra imprecisione da evidenziare è che i giornalisti non fanno nessuna differenza fra apiterapia e apitoxiterapia (apipuntura): solo nel secondo caso si parla infatti dell’uso del veleno mentre l’apiterapia, cioè l’uso del miele, propoli, polline, pappa reale, cera, pane d’api in numerosi disturbi non ha mai ucciso nessuno… quindi invitiamo i giornalisti a documentarsi prima di scrivere su una disciplina complementare ancora poco conosciuta in Italia.
SITI DI RIFERIMENTO E NOTE BIBLIOGRAFICHE
- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed
- https://scholar.google.it/
- http://journals.plos.org/plosone/
- http://www.corriere.it/esteri/18_marzo_19/spagna-usa-api-l-agopuntura-donna-nuore-shock-anafilattico-4edf69a8-2b73-11e8-b646-54fc34bce5e9.shtml
- https://elpais.com/elpais/2018/03/20/ciencia/1521569503_224788.html
- http://www.postersessiononline.es/312191188_es/congresos/seaic2015/aula/-P_60_seaic2015.pdf
- http://www.jiaci.org/revistas/vol28issue1_6-2.pdf
- Ponce Guevara LV, Laffond Yges E, Gracia Bara MT, Moreno Rodilla E, Munoz Bellido FJ, Lazar Sastre M, Macias Iglesias S, Campanon Toro MV, Davila Gonzales I, “Real life evalutation o degree of compliance to recommendations of anaphylaxis guidelines in an emergency department of a tertiary hospital” J. Investig. Clin. Immunol. 2018 Feb .21
- Toletone A, Dini G, Massa E, Bragazzi NL, Pignatti P, Voltolini S., Durando P.,”Chlorhexidine-induced anaphylaxis occurring in the workplace in a health-care worker: case report and review of the literature” Med Lav. 2018
- Jeong Hwan Park, Bo Kyung Yim, Jun-Hwan Lee, Sanghun Lee, Tae-Hun Kim“Risk Associated with Bee Venom Therapy: A Systematic Rview and Meta-Analiysis” PLOS ONE 2015
- https://www.wired.it/lifestyle/salute/2018/03/22/agopuntura-api-apipuntura/
- https://www.bigodino.it/beauty/apipuntura-il-nuovo-elisir-di-bellezza-con-il-veleno-delle-api.html
- https://www.orsomiele.it/apipuntura-veleno-api/
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