Il veleno d’api può essere di aiuto
(Articolo pubblicato sulla rivista “L’Apicoltore Italiano”)
La fibromialgia o sindrome fibromialgica o sindrome di ATLANTE, è una sindrome caratterizzata da dolore muscolare cronico diffuso, associato a rigidità. La sua diagnosi e caratteristiche cliniche sono controverse. Le possibili cure sono oggetto di continui studi; la malattia potrebbe essere riconducibile all’attività svolta dal soggetto debilitato. La REALE EZIOLOGIA è SCONOSCIUTA, ma spesso è considerata una malattia REUMATICA.
Gli indici di infiammazione risultano nella norma. Prevalentemente interessati dal dolore sono: la colonna vertebrale, le spalle, il cingolo pelvico, braccia, polsi, cosce. Al dolore cronico, che si presenta ad intervalli si associano spesso disturbi dell’umore e in particolare del sonno, nonché astenia, ovvero affaticamento cronico. Inoltre la non risposta ai comuni antidolorifici, nonché il “carattere migrante” dei dolori sono peculiari della fibromialgia.
Questa “sintomatologia”, in quanto ritengo non possa a tutt’oggi inserita e denominata “malattia” è comunque presente nel 3% della popolazione mondiale, soprattutto persone tra i 30 e i 50 anni più frequentemente di sesso femminile con un rapporto di 10 a 1.
La fibromialgia non distrugge le cartilagini, né deforma le articolazioni e tanto meno le infiamma, i pazienti che presentano tali sintomi la indicano molto dolorosa e fastidiosa più di altre infermità del sistema muscolo-scheletrico, come può essere l’artrite reumatoide.
Il grande dramma della fibromialgia è che a tutt’oggi non si riesce a comprendere come una persona con ANALISI, radiografie e risonanze magnetiche completamente normali possa avere una diminuita qualità della vita, provocando l’allontanamento e incomprensione del suo stesso contorno di amicizie e famigliari. Anche professionisti del settore medici tendono a qualificare tali persone come ipocondriache, egoiste, malato mentale, etc.
Si è messo in evidenza un episodio di trauma fisico o psichico e addirittura una predisposizione genetica; infezione virale come quella di Epstein-Barr; infezioni batteriche e micotiche (candida); alterazioni elettrolitiche; intossicazioni da metalli pesanti o intolleranze alimentari (specialmente al glutine).
La BIOCHIMICA MOLECOLARE comincia a suggerirci alcune piste da seguire sulle alterazioni che subiscono alcune molecole (come la sostanza P e la serotonina) che si trovano in quantità diverse in questi soggetti. Alla diagnosi si arriva per esclusione dopo numerosi insuccessi.
NUOVI approcci terapeutici: visti i molteplici fattori che determinano la sintomatologia fibromialgica, da alcuni anni l’Università di Salonicco (Grecia), insieme a ricercatori del Montreal General Hospital hanno messo in atto un protocollo dove si è unita DIETA e APIPUNTURA. Ai pazienti è stata fatta seguire una dieta prettamente MACROBIOTICA con eliminazione quasi completa di glutine e contemporanee sedute di apipuntura con veleno d’api. Il PROTOCOLLO prevedeva, dopo l’esame per verificare l’eventuale allergia al veleno di Apis mellifera, tre sedute settimanali di apipuntura, iniziando con microsting sino ad arrivare a punture integre, sino ad un massimo di 10.
Sin dall’inizio i pazienti hanno riferito un miglioramento delle condizioni generali e soprattutto della mialgia per l’induzione che il veleno determina, rallentando la produzione di INTERLEUCHINA-1.
Studi più recenti in Corea del Sud hanno rivelato come la MELITTINA, un composto del veleno d’ape, blocchi l’infiammazione.
Ricercatori, sia dell’Università di Exeter sia dell’Università del North Carolina, hanno effettuato lavori sulla fibromialgia e quella che viene denominata “sindrome delle gambe senza riposo” ed hanno verificato gli effetti positivi sui dolori alle gambe e alla schiena. Insomma vi è ormai molta letteratura scientifica che attesta proprietà positive del veleno d’api nel trattamento della fibromialgia.
Queste evidenze cliniche hanno portato all’esigenza di testare con precisone gli effetti del veleno d’api nel trattamento della fibromialgia. L’ospedale universitario di GangDong in Corea ha iniziato uno studio che vedrà il coinvolgimento di 100 pazienti con questo tipo di problema, i partecipanti saranno suddivisi a caso in due gruppi da 50, il primo gruppo riceverà punture d’api, il secondo punture con soluzione fisiologica, in tal modo si potranno evidenziare i reali effetti del veleno d’api per tale patologia.
Sempre più interessi e ricerche si stanno muovendo nel mondo fantastico delle api facendoci supporre sempre una maggiore interazione fra natura e scienza.
Dr. Aristide Colonna - Presidente Associazione Italiana Apiterapia
Molto interessante
Io ho fibromialgia secondaria, ho provato di tutto, dal cortisone agli anti-reumatici, passando dagli anti-malarici e l’aspirina. Ho provato anche ad eliminare determinati cibi tipo le solanacee, tutti i farinacei e niente mi ha variato di una virgola i sintomi. In estate ho malauguratamente calpestato due api, e nonostante appunto il primo impatto e pizzicore locale, dopo una mezz’ora ho iniziato, per la prima volta dopo diversi anni di dolori atroci, ad avere hna sensazione di benessere come non mi capitava da anni. Peccato xhe l’effetto è durato circa 6 ore, ma è l’unica cosa che ha portato una sensibile variazione ai doori cronici.
Buonasera signora Caterina, come scritto nell’articolo alcune forme di fibromialgia possono trovare sollievo con la terapia con veleno d’api, se mi fa sapere dove vive possiamo provare a metterla in contatto con un apiterapeuta.