Se pensiamo al polline quasi immediatamente vengono in mente le riniti allergiche e le corse alle farmacie per trovare rimedi al naso chiuso e agli occhi arrossati. Beh, non c’è dubbio che ricordi cosi sgradevoli mettano in guardia persone soggette a crisi asmatiche o, peggio anafilattiche, da considerare il polline come una eccezionale risorsa alimentare.
Consideriamo però che in tutto l’anno, a meno di non vivere sotto la famosa “campana di vetro” i pollini ci circondano continuamente, per sfortuna o fortuna. La capacità di respirare al giorno 10.000 litri d’aria condizionano il nostro inciampo in reazioni allergiche. Senza il polline la vita, così come la conosciamo oggi, sarebbe impossibile. La premessa era indispensabile.
Quando ci viene impartita la prima lezione di sessualità, è il fiore che, con la sua immagine delicata, ci viene proposto per scoprire la fecondazione: ovulo e polline. Femmina e maschio. Poi, a meno di non intraprendere studi scientifici, il concetto resta cristallizzato. L’ovulo come una pallina rinchiusa nel profondo del fiore e il granulo pollinico come un’altra pallina da golf in miniatura svolazzante per prati, ora spinta dal vento, ora portata dall’ infaticabile ape.
Ovviamente non è proprio così: la botanica svela la complessità di un mondo vegetale complesso e meraviglioso. Un granulo di polline è costituito da uno strato esterno (Esina), composto da un mix (eteropolimero) di carotenoidi, fenoli, acidi grassi che lo rendono molto resistente. Verso l’interno uno strato di polisaccaridi forma l’Intina; sui due strati sono presenti enzimi e glicoproteine specifiche per il riconoscimento del granulo da parte della struttura femminile del fiore. All’interno una grande concentrazione di aminoacidi (“non riscontrabili in nessun altro alimento in natura” §1), zuccheri semplici e complessi, vitamine del gruppo B, C, E, provitamina A, acido folico. La concentrazione di rutina è considerevolmente alta rispetto ad altri glicosidi ben presenti nel granulo pollinico. Oltre a questo bagaglio nutritivo non mancano Sali minerali, alcuni veramente “rari” in natura (zinco, bario, manganese, rame, selenio ecc).
Ma perché c’è tutta questa elevata presenza di composti? Perché, ogni granulo pollinico rappresenta un attivabile progetto di vita e come tale deve possedere tutta l’energia per portare a termine la sua funzione: Fecondare. La fecondazione è, anche tra le piante, una straordinaria sequenza di fenomeni. Una volta arrivato sullo stigma dell’ovario di un fiore e dopo il “riconoscimento”, il granulo pollinico produce un tubulo. Questo si avvia in un vitalissimo “movimento esplorativo” verso l’ovario, procedendo con doppie fecondazioni, quasi sincrone, una volta contattato l’ovulo. Una magia. Se si ha voglia di comprendere ciò, un bel libro è quello di Mancuso e Viola (§2), mentre se avete voglia di animazioni, Youtube ve ne regala un’ampia serie, alcune stupende (§3). Uno schema della complessità della “formazione tubo pollinico” emerge da una stimolante ricerca cinese (§4) dell’Istituto di botanica dell’Accademia cinese delle scienze, che spiega la forza di sostanze anti-radicali liberi (ROS) del polline, recettori del calcio e molecole di membrana.
Dopo avere letto o visto la complessità della natura del polline si comprenderà appieno quanto questo possa risultare un alimento straordinario. Si tratta di un alimento complesso e ricchissimo di sostanze preziose. Monosaccaridi come nel miele (glucosio e fruttosio), carboidrati digeribili (amidi che in acqua vengono velocemente idrolizzati, §5), glucosidi che hanno funzioni di protezione delle pareti dei capillari (§6), antinfiammatorie, antimicrobiche e immunostimolanti. Le attività anti-radicali liberi dei flavonoidi, sopra riportate, sono ben note e a queste si aggiungono quelle “euforizzanti” della rutina (almeno nei topi §7); queste agiscono complessivamente modulando meglio funzioni cellulari “a corto di energia”. La presenza di enzimi, coenzimi, acidi nucleici, in particolare ribonucleici, e di acidi grassi essenziali (EFA) completano la lista delle sostanze presenti nel polline; altre sono ancora in fase di determinazione, come fitormoni, leucotrieni e catechine. Ricerche mostrano una migliore protezione del DNA da stress ossidativi, con l’impiego di estratti di polline (§8).
Come utilizzare questa risorsa della natura? Intanto cercando del buon polline fresco (ma è molto conservabile), meglio se congelato (e conservato nel surgelatore) e non disidratato troppo da divenire indigeribile. La letteratura in apiterapia indica in una somministrazione a “passetti per volta”: un cucchiaino da tè i primi giorni, a stomaco vuoto, passando poi ad un cucchiaio al giorno, massimo due, per un periodo di un paio di mesi, intervallato da altrettanti mesi di non impiego. Masticare bene, sciogliendo i piccoli e coloratissimi grani (uno può contenere dai 100.000 ai 5 milioni di granuli pollinici §6), oppure lasciando disperdere nello yogurt (normale o scremato ma senza “frutta”) o nel kefir della prima colazione il polline dalla sera prima, condendolo poi con un cucchiaino di miele bio. Per i professionisti saltatori di pranzi, questo potrebbe essere un aiuto leggero e proficuo. Altro impiego del polline è nella prevenzione delle prostatiti (§9), nella riduzione dello stress (§10), nella normalizzazione del ritmo cardiaco e per la pelle un vero toccasana con maschere al miele e oli veicolanti essendo un ottimo supporto per la formazione del collagene (§6).
a cura del dr. Pietro Paolo Milella - biologo, naturopata
Bibliografia:
(§1) A. Contessi : Le Api” Ed. Edagricole
(§2) S. Mancuso, A. Viola: “Verde brillante” Ed. Giunti.
(§3) https://www.youtube.com/watch?v=0UEpq1W9C_E&t=520s
(§4) Wang YH, Chen T, Zhang CY, Hao HQ, Liu P, Zheng MZ, Baluska F, Samaj J, Lin JX:
“Nitric oxide modulates the influx of extracellular Ca2+ and actin filament organization during cell wall construction in Pinus bungeana pollen tubes” New Phytologist.
(§5) E.W. Herbert & H. Shimanuki :“Chemical Composition and Nutritive Value of Bee-collected and Bee-stored Pollen” – Apidologie .
(§6) C. Mateescu : ”Apiterapia” Ed. MIR
(§7) Sharma, Charu; Sadek, Bassem; Goyal, Sameer N.; Sinha, Satyesh; Kamal, Mohammad Amjad; Ojha, Shreesh (2015-01-01). “Small Molecules from Nature Targeting G-Protein Coupled Cannabinoid Receptors: Potential Leads for Drug Discovery and Development”. Evidence-based Complementary and Alternative Medicine.
(§8) Cheng N1, Wang Y, Gao H, Yuan J, Feng F, Cao W, Zheng J. :”Protective effect of extract of Crataegus pinnatifida pollen on DNA damage response to oxidative stress”. Food Chem. Toxicol. 2013
(§9) K. Komosinska-Vassev, P. Olczyk, J. Kaźmierczak, L. Mencner, K. Olczyk: “Review Article Bee Pollen: Chemical Composition and Therapeutic Application”. Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine 2015.
(§10) M. del Torchio: “Studio pilota sull’utilizzo del Polline di Castagno come Presidio Naturopatico” http://www.valmairapolline.it
È un alimento fantastico e specialmente se fresco o surgelato profuma davvero di primavera. Da quando l’ho assaggiato per la prima volta in casa mia non manca mai!
Grazie per l’articolo molto interessante!
Luca.