La malattia di Lyme. La malattia di Lyme è causata da una spirocheta[1] trasmessa dalla puntura di una zecca del genere Ixodes ma ci sono e si stanno manifestando numerosi insetti che veicolano il batterio ( i cosiddetti coinfettori, come il pidocchio del gatto, zanzare ecc.).
Perché ne parliamo? Semplicemente per il rischio che sembra maggiore nel periodo caldo e le nostre attività in campagna, che siano la semplice fuga per godersi l’aria fresca sotto l’ombra di un bell’albero o il lavoro con le nostre api.
Da un rapporto del 2016 a cura dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani[2] di Roma si apprende che l’eritema migrante, cioè la lesione della pelle irritata di forma circolare, è il quadro clinico di esordio più comune della fase acuta di questa malattia infettiva ed è presente sino all’80% dei casi, manifestandosi 7-14 giorni dopo la puntura del vettore con un comportamento simile nelle diverse aree geografiche ove la malattia é diagnosticata. Vi é invece ampia variabilità nelle manifestazioni cliniche specie nelle fasi secondarie e terziarie di malattia, nella frequenza e nella gravità della malattia.
La complicanza più temuta è la neuroborrelliosi tardiva (ovvero l’estensione al sistema nervoso centrale della malattia infettiva causata da batteri del genere Borrelia), molto rara in Europa. Pochi decessi sono associati alla malattia di Lyme, la maggior parte è da attribuirsi alla comparsa di gravi aritmie cardiache, che sono manifestazioni relativamente rare della malattia. Completano il quadro clinico forme di artrite persistente.
Negli Stati Uniti veniva prodotto un vaccino (la cui azione di difesa diminuiva però nel tempo) che dal 2002 non è più disponibile in quanto i laboratori lamentavano una scarsa domanda[3].
La malattia di Lyme in Italia e nel Lazio. Come accennato l’agente causale della malattia di Lyme è una spirocheta del genere Borrelia, si presenta tradizionalmente nella sua conformazione flagellata che però, in condizioni difficili, può assumere forme di resistenza (corpo rotondo o forme cosiddette biofilm). Ne esistono diverse specie: in Italia è presente la Borrelia burgdorferi che comprende tre sottospecie tutte presenti in Italia (B. burgdorferi sensu stricto, B. garinii, B. afzelii) e tutte trasmesse dal morso della zecca della specie Ixodes.
I dati a disposizione sull’incidenza della malattia nella regione Lazio derivano dalla descrizione di singoli casi, da studi di sieroprevalenza (ovvero del tasso di sieropositività per un determinato agente in una determinata popolazione) effettuati sulla popolazione sana e su quella a rischio (ad esempio operatori forestali), da isolamento di ceppi di Borrelia da pazienti, e, infine, dalla identificazione del microrganismo nel territorio ossia in vettori e animali selvatici. Recenti studi condotti sulle zecche Ixodes raccolte nel Parco Regionale di Bracciano e Martignano hanno identificato la presenza della B. burgdorferi sensu lato nel 36% dei casi. La prevalenza di Borrelia nelle zecche di roditori selvatici raccolti nel Parco Regionale del Gran Sasso – Monti della Laga, in realtà, è risultata di gran lunga inferiore (5,3%); per quanto riguarda la sieroprevalenza nei roditori stessi (8,4%), essa è stata inferiore rispetto a quella riportata in aree endemiche (i.e., 24% in Austria; 16% in Repubblica Ceca), e simile a quella osservata in altre aree del bacino del Mar Mediterraneo a minore prevalenza di casi umani di malattia di Lyme (6,3% in Spagna). In un recente studio, inoltre, su cani urbani e rurali del centro Italia, specie residenti in Toscana, la sieroprevalenza per B. burgdorferi sensu lato risultava essere del 1,47%, appena più alta nei cani di campagna rispetto a quelli di città. L’Istituto Spallanzani ha notificato (2016)[4] 17 casi di morbo di Lyme nel periodo 2010-2016. Nella regione Lazio il morbo di Lyme è stato notificato solo 18 volte dagli anni 1983 agli anni 1996.
La malattia è quindi considerata rara anche se negli ultimi anni si sta diffondendo. A conferma della rarità della prevalenza della malattia di Lyme, una recente pubblicazione ha evidenziato come non vi siano diverse siero prevalenze tra donatori di sangue e personale potenzialmente esposto a un maggior rischio professionale di contrarre la malattia di Lyme, come gli agenti forestali della Regione Lazio.
Sperimentazione di trattamenti alternativi agli antibiotici. Per l’impossibilità di trattarla efficacemente con antibiotici, la gravità della malattia è aumentata fino a diventare epidemica in alcune aree del mondo. Il Center of Disease Control, negli Stati Uniti, da conto di circa 300.000 nuovi casi all’anno[5][6]. Infatti, alcuni antibiotici usati per la cura (Doxycycline,Amoxicillin, Ceftriaxone) si sono dimostrati insufficienti a trattare certe forme di Borrelia spp. sia in vivo sia in vitro.
Dato il limite mostrato da antibiotici, nell’ambito del Lyme Disease Research Group, (Department of Biology and Environmental Science, University of New Haven, Connecticut, USA) è stata sperimentata l’efficacia di sostanze potenzialmente antimicrobiche come l’estratto fogliare di Stevia rebaudiana (largamente impiegata come dolcificante). I risultati della ricerca hanno indicato l’efficacia di questa sostanza, in particolare nei confronti delle forme di resistenza di B. burgdorferi, se confrontata ad antibiotici come Doxycycline, Cefoperazone e Daptomycin (Theophilus et al. 2015).
Lo stesso gruppo di lavoro statounitense (Kayla et al. 2017) ha confrontato l’azione dell’apitossina e della sua componente melittina con antibiotici considerati efficaci (Doxycycline,Cefoperazone e Daptomycin), impiegati quest’ultimi singolarmente o in varie combinazioni tra loro. I risultati forniti da apitossina e melittina in questa ricerca superano quelli osservati negli antibiotici. In particolare il veleno d’api e la melittina si sono comportati più efficacemente nel controllo di forme di resistenza (biofilm) di B. burgdorferi. Tutto ciò suggerisce un potenziale impiego terapeutico di queste sostanze naturali. Tuttavia sono necessarie ulteriori ricerche per mettere a punto le procedure terapeutiche visto che la melittina può talvolta provocare citotossicità. In questo senso è in via di sperimentazione l’uso di una nanoparticola che “avvolge” la melittina proteggendo così le cellule umane.
Prevenzione. Si tengano presenti alcuni consigli per evitare il contatto con zecche e altri vettori in aree dove è certa la loro presenza[7]:
- evitare di percorrere aree in cui possono annidarsi le zecche (erba alta, fogliame secco)
- usare repellenti sulla pelle e sui vestiti
- fare una doccia subito dopo il rientro di aree dove è sospetta la presenza di zecche, controllare il corpo e lavare gli indumenti indossati
- controllare gli animali domestici ed individuare eventuali repellenti
- nel giardino eliminare le erbe molto alte, un bordo di ghiaia o di legno cippato può limitare lo spostamento delle zecche
- eliminare vecchi oggetti abbandonati nel giardino in cui le zecche ed altri vettori possono rifugiarsi
Approfondimenti. E’ utile visitare il sito dell’Associazione Lyme Italia che ha organizzato recentemente (9 giugno 2018) a Milano il 6to Congresso Nazionale sulla Malattia di Lyme (http://www.associazionelymeitalia.org/).
Bibliografia
Theophilus P.A., Victoria M.J., Socarras K.M., Filush K.R., Gupta K., Luecke D.F., Sapi E. 2015. Effectiveness of Stevia rebaudiana whole leaf extract against the various morphological forms of Borrelia burgdorferi in vitro. Eur. Microbiol. Immunol., 5, 268–280. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4681354/
Kayla M., Socarras ID, Priyanka A. S., Theophilus Jason P., Torres, Khusali G., Sapi E., 2017. Antimicrobial Activity of Bee Venom and Melittin against Borrelia burgdorferi. Antibiotics 6, 31; doi:10.3390/antibiotics6040031
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5745474/
Sitografia
Le Malattie Rare nella Regione Lazio. Rapporto Anno 2015. Dicembre 2016 http://www.regione.lazio.it/malattierare/allegati/rapporto_lazio_malattie_rare_2015.pdf
Lyme Disease, Center of Disease Control and Prevention https://www.cdc.gov/lyme/index.html
Malattia di Lyme percorso diagnostico terapeutico assistenziale (2016). http://www.regione.lazio.it/malattierare/allegati/PDTA/RA0030_malattia_Lyme.pdf
NOTE
[1] batterio a forma di spirale e dotato di flagelli, fissati ad ambedue le estremità, le cui contrazioni consentono loro di muoversi.
[2]Malattia di Lyme percorso diagnostico terapeutico assistenziale (2016) http://www.regione.lazio.it/malattierare/allegati/PDTA/RA0030_malattia_Lyme.pdf
[3]Lyme disease vaccine https://www.cdc.gov/lyme/prev/vaccine.html
[4] Malattia di Lyme percorso diagnostico terapeutico assistenziale (2016) http://www.regione.lazio.it/malattierare/allegati/PDTA/RA0030_malattia_Lyme.pdf
[5] https://www.cdc.gov/lyme/stats/humancases.html
[6] A Settembre 2018 vi sarà ad Atlanta (USA) l’International Conference on Lyme Borreliosis and other Tick-Borne Diseases
[7] Preventing tick bites https://www.cdc.gov/lyme/prev/index.html
a cura della dr.ssa Beti Piotto, agronoma, membro dell'Associazione Italiana Apiterapia e dell'Accademia Italiana di Scienze Forestali
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