Durante il Convegno “Salviamo le Api”, che si è tenuto a Lubriano (VT) il 7 maggio, abbiamo ascoltato gli interessanti interventi di relatori che da anni lavorano per approfondire e divulgare la conoscenza sulle api e sui loro prodotti, anche l’Associazione Italiana Apiterapia ha partecipato con l’obiettivo di divulgare la conoscenza dell’apiterapia.
La prof.ssa Da Santis del dipartimento DIBAF dell’Università della Tuscia ci ha dimostrato come la conservazione del miele può influire sulla qualità che, a sua volta, dipende da molti parametri. Fondamentale la conoscenza della composizione chimica del miele legata alla materia prima: miele o melata. Molti fattori variano nel tempo e dipendono dalla quantità di luce e dalla temperatura alla quale viene conservato il miele, si osserva nel tempo, per esempio una diminuzione del pH ed una diminuzione dei polifenoli, questi fattori possono quindi andare ad influenzare sia la gradevolezza del prodotto che la sua efficacia in apiterapia. Saranno interessanti gli studi in questo senso che andremo a sviluppare per avere sempre più dati esatti sull’uso del miele in apiterapia.
L’intervento del dr. Felicioli, del dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa, ci ha mostrato l’importanza della biodiversità e dei suoi indicatori, in particolare uno sta suscitando molto interesse, quello degli Apoidei che si interfacciano con il mondo vegetale e quello animale: la biodiversità apistica è uno strumento utile per misurare la biodiversità di un luogo.
Il dr. Matteo Giusti, agronomo apicoltore con dottorato di ricerca all’Università di Pisa, ha trattato di un fenomeno unico al mondo osservato e prodotto dal gruppo di apidologia dell’università di Pisa che si è verificato nell’isola di Gorgona dove, per una serie di eventi, si è arrivati all’eradicazione della varroa.
Fra gli interventi vorrei nominare anche quello del dr. Di Marco del Centro Ricerche Miele dell’Università Tor Vergata, diretto dalla prof.ssa Canini, che ci ha parlato della caratterizzazione biochimica dei residui del miele (antibiotici, pesticidi, metalli pesanti) e dell’importanza dei metaboliti secondari del miele che risultano molto più ampi nei mieli prodotti in ambienti non antropizzati. L’alveare può quindi essere utilizzato come una “centralina ambientale” e l’ape “utilizzata” come biocampionatore.
Il dr. Palazzetti, veterinario apistico della provincia di Viterbo, ci ha illustrato una sperimentazione fatta nel 2015 sull’impiego dell’acido formico nella lotta alla varroa anche in associazione con acido ossalico.
Nell’ambito del Convegno erano esposte anche alcune fotografie di Marina Gallandra, fotografa nauralistica e apicoltrice. Foto che riportano al fascino delle api, della loro biologia e della loro capacità di organizzarsi; foto che presentano le api dal punto di vista etologico, presentate non come singoli individui ma come un unico grande organismo che nasce da una storia evolutiva lunghissima, un unico organismo che si muove ed agisce in modo coordinato, tempi biologici che hanno permesso di sviluppare una relazione con l’ambiente unica.
L’intervento del dr. Colonna, presidente dell’Associazione Italiana Apiterapia, ha sottolineato come i prodotti delle api avrebbero tutti gli elementi per entrare a far parte della pratica medica comune per il trattamento di numerosi disturbi e di come l’associazione di sta muovendo anche in ambiti ancora “inesplorati” come l’Api Pet Therapy da un’idea dell’apicoltore Giuseppe Morosin. Questo progetto nasce dall’emozione che l’entità sciame può portare: attraverso l’osservazione delle api al lavoro andiamo a suscitare serenità e curiosità. Una risposta emozionale derivata da una situazione vissuta dal gruppo (sciame) che nel singolo individuo determina a livello interiore una maggiore disponibilità ad interfacciarsi con il prossimo.
Ringraziamo il dr. Mirko Pacioni, direttore del Museo naturalistico di Lubriano, con l’associazione “Acqua” per l’ottima organizzazione e per essere riuscito a coinvolgere, in un unico evento, personaggi importanti del “panorama api”, nella splendida cornice del Palazzo Monaldeschi.
A cura di Laura Cavalli
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